La Madonna della Luce di Ugento

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La Madonna della Luce di Ugento

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Per l’articolo di oggi abbiamo deciso di affidarci ancora una volta alle parole di Angelo Minenna, guida turistica abilitata, grande esperto di Salento e di Ugento, del suo territorio tra storia, tradizioni e cultura (leggi anche I Santi Medici Cosma e Damiano). Scopriamo di più sulla Madonna della Luce.

A torto, si dice “Ugento, nè fede nè sacramento”. A parte l’inesattezza storica della diceria, non molti sanno che ad Ugento vi sono due Santuari: tutti e due si trovano nel Borgo Antico e tutti e due sulla via Salentina, strada romana costruita dall’imperatore Traiano che collegava Brindisi a Leuca e a quelli che erano i centri della Messàpia. Uno di questi Santuari è quello della Madonna della Luce.

madonna della luce interno del santuario
Interno del Santuario con sullo sfondo a destra la statua della Madonna Luce in cartapesta, realizzata da Giuseppe Manzo nel 1905.

Ed è proprio sulla strada che conduce alla Basilica De Finibus Terrae di Leuca che dobbiamo rivolgere lo sguardo. Siamo nel febbraio del 1563. Un prete di Afragola, don Didaco Di Vittorio, accompagnato dalla sorella e dal suo fedele cane, si sta recando a piedi in pellegrinaggio a Leuca. Vuole chiedere alla Madonna che gli sia ridata la vista o, molto semplicemente, vuole ritemprare la sua anima. 

Sulla strada per Leuca, i tre dovettero rifugiarsi nei pressi di una semidistrutta cappella mariana, in quel di Ugento, danneggiata nel 1537 dalla furia turca, perché assaliti da un temporale…e fu qui che mentre don Didaco stava pregando, improvvisamente un lampo rischiarò la sua vista: intanto, aveva smesso lentamente di piovere ed il suo cane, scavando nel terreno, fece emergere una statuetta recante la Madonna col Bambino.

Le origini

Gli ugentini gridarono al miracolo, e venne informato dell’accaduto il vescovo di Ugento, monsignor Antonio Sebastiani (detto “Minturno”, col nome del suo paese d’origine, in Campania), che decise di riedificare ed ampliare il complesso, dedicandolo alla Madre di Dio. I lavori di costruzione iniziarono nel 1576 il Santuario fu consacrato e fatto definitivamente erigere da monsignor Desiderio Mazzapica nell’anno del Signore 1588. 

Conta di un unico ambiente, a pianta quadrilatera, con un piccolo rosone “rinascimentale” all’esterno ed un portale finemente decorato in pietra leccese, con motivi che richiamano molto quelle delle chiese barocche di Lecce (motivi ornamentali, vegetali, frutti, figure antropomorfe…), con una sola navata e voltata a botte. Custodisce al suo interno il più ricco campionario di affreschi seicenteschi del territorio ugentino, ben 19. 

Gli affreschi

Alcuni di essi, rimandano a culti ormai scomparsi, come quello di Santa Venera, della Madonna della Candelora (si veda in foto) o di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali e del bestiame. Testimonianza della forte devozione e religiosità popolare ugentina – a dispetto della “maldicenza” di cui abbiamo parlato sopra – è l’affresco della Madonna della Candelora: abbiamo una Madonna con un Bambino nudo, e due angeli sormontanti con candele…la Candelora è, difatti, la celebrazione della presentazione di Gesù al Tempio, con le candele che simboleggiano, appunto, nella liturgia cristiana, il simbolo di “Cristo che illumina le genti”.

affresco madonna della luce
Affresco recante la scena, narrata nel Vangelo di Giovanni, dell’incontro tra Gesù e la Samaritana, con il Cristo che le chiede da bere, nei pressi del pozzo.

Accanto ad esso, sempre in foto, un particolare narrato dai Vangeli, in particolare quello di Giovanni: è l’affresco di Gesù che chiede da bere alla Samaritana, datato 1628. I Samaritani non erano ben visti dagli altri Ebrei, ed in particolare la Samaritana – che qui nell’affresco vediamo vestita con un tipico costume popolare salentino dell’epoca – aveva reputazione di essere una donna che ebbe ben 5 mariti, e che addirittura viveva da concubina: la donna va ad attingere acqua dal pozzo, che è quello di Giacobbe secondo l’evangelista Giovanni, e Gesù le chiede da bere e di portare qui suo marito. La donna riconosce Gesù come un giudeo e, meravigliata, gli dice di non avere marito: Gesù le risponde: “infatti, hai avuto 5 mariti e quello che hai ora non è tuo marito”…la donna, sbigottita, corre nella sua città, dicendo di aver incontrato il Messia. Il significato di questo episodio e di questo affresco nel nostro Santuario è triplice, ma noi ci soffermiamo a quello espressamente citato nell’affresco stesso: l’acqua ed il bere, simbolo della nuova e della vecchia Legge, che si mescolano e si sostituiscono nella figura del Cristo stesso, che chiede da bere e, di rimando, offre da bere alla Samaritana.

ex voto di pellegrini madonna della luce
Ex voto di pellegrini, anno 1620, fatto nella precedente cappella mariana.

È un piccolo tesoro identitario, quello della Madonna Luce, dove si trovano in quella che oggi è la sagrestia – ma che con tutta probabilità doveva essere la cappella preesistente l’attuale cinquecentesco Santuario – affreschi di tardo Quattrocento (in foto) ed ex voto, fatti dai pellegrini in sosta presso questo Santuario.

Particolare, perché la sua storia è una storia di fede e di legame con la Terra d’Otranto, è anche l’affresco (sempre in foto) recante San Francesco da Paola: guaritore, premonitore, francescano, ebbe delle visioni dell’occupazione turca di Otranto del 1480 e della sua successiva liberazione da parte degli Aragonesi, e fu fondatore di un ordine francescano, quello dei Minimi, che ha ancora oggi sede a Gagliano del Capo, centro anch’esso sulla strada che porta al Santuario della Madonna di Leuca.

Né fede né sacramento?

Insomma, il “sine fide neque sacramentum” in un così vasto campionario di episodi religiosi e di culti desueti sì, ma che possono farci ben capire cosa significava la Madonna della Luce per gli ugentini nei secoli, non regge e risulta essere non veritiero, alla prova dei fatti.

Voglio concludere, con un episodio che mi è stato narrato nei giorni scorsi: non riuscivo a spiegarmi perché qui, ad Ugento, la Madonna Luce fosse considerata la patrona degli ex combattenti e dei militari in genere: sembra che durante la Grande Guerra del ’15-’18, fosse costume per le madri ugentine raccomandare con una invocazione ed una preghiera i propri figli che partivano per combattere nelle trincee del Carso e del Trentino…e sembra che vi sia stata una madre che sino all’ultimo dei suoi giorni abbia invocato la Madonna della Luce per il figlio disperso in Friuli…affinché la Madonna gli indicasse “la luce” verso la strada di un tanto agognato ritorno a casa ed agli affetti.

Angelo Minenna

 

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